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Bibi all’ONU: coraggio e chiarezza morale

Il telegiornale della sera svizzero, tutto preso dagli scomposti annunci di Trump sui dazi al settore farmaceutico e dalla diatriba tra Confederazione UBS su un aumento del capitale proprio della più grande banca svizzera, non ha neanche parlato del discorso del 26 settembre 2025 di Netanyahu all’ONU.

I media italiani invece ci hanno costruito attorno tutta la scaletta della serata. In questa Italia attraversata da un’ondata di palestinismo militante senza precedenti travestito da afflato umanitario, anche i media, persino quelli meno spostati a sinistra, hanno ceduto al senso comune corrente, se non alle minacce e ai toni aggressivi delle piazze.

Ogni frase sul conflitto arabo-israeliano, deve iniziare con una condanna dell’operato del Governo di Netanyahu, che è per definizione il male assoluto, il nuovo spauracchio cui attribuire l’etichetta nazifascista.

Il discorso di Bibi all’Assemblea delle Nazioni Unite (ad ascoltarlo tutto) è stato invece un esempio di coraggio e chiarezza morale che delinea la posizione geopoliticamente e moralmente inattaccabile di Israele e suona la sveglia per l’Europa.

Il vecchio continente è ormai sprofondato in questo pensiero unico del buonismo impotente in cui tutto si confonde: il pacifismo militante, il movimento LGTBQ+ l’estremismo ideologico dei centri sociali, il fascismo misogino, nazionalista e violento delle minoranze musulmane antioccidentali: una melassa indefinita che non tollera dissenso e che ha come unico obiettivo condiviso l’abbattimento della società basata sui diritti e dei doveri di cittadinanza che faticosamente abbiamo costruito in Occidente.

Al discorso di Bibi i soliti commentatori e conduttori televisivi benpensanti hanno risposto con facce contrite ed espressioni sdegnate: “questo “governo delle destre” autoritarie e criminali israeliane è colpevole di crimini orrendi e continua a non riconoscere il diritto ad uno Stato dei Palestinesi”.

Ma cosa ha detto Netanyahu?

Ecco i passaggi salienti del suo discorso alle Nazioni Unite:

  1. ha ricordato che Israele sta reagendo ad una guerra di aggressione che dal 7 ottobre è stata orchestrata dall’Iran per annichilire e indebolire lo Stato di Israele con azioni militari aggressive mirate e su più fronti:
    • Iran
    • Hamas
    • Hezbollah
    • Il regime degli Huthi nello Yemen
    • Il regime di Assad in Siria

Tutte aggressioni cui Israele ha risposto, disarticolando il regime siriano ed Hezbollah, colpendo duramente gli Huhti, distruggendo (grazie al sostegno USA) il programma nucleare iraniano e colpendo Hamas senza sosta, dopo il massacro del 7. Ottobre;

  1. ha ricordato le inimmaginabili atrocità del 7 ottobre che molti si ostinano a negare in Occidente e ha ricordato la differenza qualitativa e morale tra quegli atti deliberatamente mirati a massacrare ad umiliare i civili e i danni collaterali causati dalla guerra israeliana ad Hamas;
  2. sul punto ha ricordato le misure (senza precedenti nelle guerre moderne) che Israele prende per evitare che i civili palestinesi vengano presi in mezzo dalle operazioni belliche e le grandi difficoltà che Israele incontra in questo senso, proprio perché invece Hamas fa di tutto affinché i propri civili rimangano vittime degli attacchi israeliani;
  3. ha ricordato le tonnellate di cibo che Israele quotidianamente fa entrare a Gaza e cita i numeri ONU (non certo un’organizzazione amica di Israele) che testimoniano che l’85% dei “food trucks” viene deviato da Hamas e i loro contenuti rivenduti al mercato nero;
  4. sul punto degli aiuti umanitari Netanyahu respinge indignato la vergognosa accusa ad Israele di commettere genocidio: Israele che avverte i cittadini di abbandonare le zone che intende bombardare, rifornisce la popolazione civile di aiuti umanitari, cura i feriti nei propri ospedali da campo e trasporta i casi più gravi oltreconfine, malgrado i boicottaggi dei terroristi di Hamas, viene accusato, con una clamorosa inversione della realtà dei crimini di cui gli ebrei sono sempre stati vittima;
  5. i passaggi più potenti del discorso del primo ministro riguardano il ringraziamento all’America di Donald Trump per il sostegno economico e militare, ma anche l’attacco frontale agli “alleati” europei che si sono lanciati negli ultimi giorni in un insensato riconoscimento di uno Stato della Palestina che non esiste; un riconoscimento vile che cede alle minacce all’odio antisemita delle opinioni pubbliche (in parte islamizzate) dei propri paesi, che premia gli sforzi criminali di Hamas, che non tiene conto della storia di ripetuti e continui rifiuti da parte prima dell’OLP e poi dell’ANP di uno Stato palestinese che vivesse in pace con Israele, della glorificazione palestinese dei terroristi che per anni si sono scagliati deliberatamente contro obiettivi civili israeliani; un Europa che non ha il coraggio di riconoscere che i nemici di Israele sono i propri nemici: quelle stesse organizzazioni che hanno massacrato civili israeliani e americani l’11 settembre e il 7 ottobre, hanno colpito anche, in innumerevoli attentati i civili europei nelle loro capitali (Londra, Parigi, Madrid, Berlino..). I loro adepti si stanno infiltrando, grazie all’emigrazione di massa, nei gangli della società occidentale in una perversa alleanza con l’estrema sinistra liberale progressista che invece di denunciare la minaccia in difesa dello Stato laico, l’abbraccia e la fa propria, acciecata da questo autodistruttivo odio antisraeliano e antioccidentale.
  6. Netanyahu si dice stupefatto dalla reiterata richiesta di media e diplomazie occidentali di uno stato per i palestinesi che conviva pacificamente con Israele; a questo proposito ricorda non solo i reiterati rifiuti delle generose offerte di Israele al termine di lunghissime trattative da parte dei cosiddetti moderati (OLP e ANP) nel recente passato, ma anche che, in seguito al ritiro unilaterale da Gaza di Israele nel 2005 che costò allo stato ebraico la pulizia etnica ai propri danni di tutti i nuclei ebraici della striscia, i palestinesi abbiano votato in maggioranza un movimento terrorista e sanguinario come Hamas votato alla distruzione di Israele; quali confini e quali garanzie di sicurezza per Israele dunque?
  7. Infine, il primo ministro chiude l’intervento tendendo la mano a Siria e Libano a condizione che la prima smetta di attaccare la minoranza drusa e che il secondo disarmi definitivamente Hezbollah e ricorda agli europei che la pace in Medioriente si raggiunge attraverso la forza a difesa dei principi occidentali e non attraverso la mediazione al ribasso con le forze islamiste.

Nulla di nuovo sotto il sole: “si vis pacem para bellum”, dicevano i nostri padri, ma anche le nostre origini latine sono ormai bollate dal senso comune e dal circo mediatico italiano come fasciste.

 

Cosa giustifichi in questo discorso le espressioni disgustate dei nostri intellettuali progressisti e non che ieri sera affollavano i talk show preoccupati del bellicismo israeliano non è dato sapere. Quel disgusto può essere frutto solo del conformismo dei salotti che impone di essere pro-pal (meglio se con tono lamentoso e sguardo contrito) e anti Netanyahu.

 

È lecito tuttavia temere che ci sia c’è qualcosa di più profondo: l’intima e non detta  convinzione, tipica di tutte le società in declino, che di fronte ai bulli bisogna chinare la testa e, pur di evitare lo scontro, cedere a richieste irricevibili fino a snaturare la società in cui siamo cresciuti che tanto deve alla tradizione giudaica, fondamento morale d’Occidente.

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