Buone notizie per l’Italia. Al suo confine settentrionale continua a crescere sempre un polo di innovazione di rilevanza mondiale: la Svizzera.
La vecchia Confederazione, nota nell’immaginario collettivo come paradiso fiscale amena destinazione turistica per ricchi signori appassionati di orologi ed avidi di cioccolata, si sta in realtà trasformando da anni in una vibrante manifattura tecnologicamente avanzata costantemente in testa (da un decennio) alle classifiche tra paesi per tasso di innovazione.
Costantemente in testa alla classifica
Il report WIPO, Global Innovation Index 2025 conferma che la Svizzera rimane al primo posto sui 139 paesi che partecipano alle misurazioni, per grado di innovazione per il sesto anno di fila.
Dato che gli indicatori si dividono in 2 grandi macrocategorie (input e output di innovazione), la Confederazione si dimostra particolarmente forte sul fronte degli output: in sintesi il Paese conferma il suo proverbiale pragmatismo dimostrando una capacità fuori dal comune di trasformare le risorse investite in risultati concreti ed utili all’economia.
Fondi VC svizzeri investono in startup innovative 2,7 miliardi di Euro all’anno a fronte degli 1,1 miliardi investiti in Italia: un confronto impietoso se si mette questo dato in relazione alla popolazione e se si tiene conto del fatto che la Svizzera non ha come l’Italia un fondo statale sovrano che investa in innovazione.
Imprese leader come Roche, Novartis, Nestlè e Syngenta investono da sole 26 miliardi di Eur in R&D annualmente e sono a capo di alcuni tra i più importanti programmi di open innovation al Mondo.
Istituti universitari come l’ETH (il Politecnico di Zurigo), l’EPFL (il Politecnico di Losanna) e le Università di Zurigo, Basilea e Losanna sono poli di innovazione strettamente connessi con l’industria.
E l’Italia cosa ci guadagna?
Per capire che vantaggio ne possiamo trarre da un vicino così in forma, è necessario andare ad approfondire alcuni di questi indicatori e magari anche individuare delle aree di debolezza della Confederazione cui l’Italia possa contribuire con la sua forza industriale.
- la Svizzera è seconda in classifica per produzione manifatturiera high tech (un risultato pazzesco se si prendono in considerazione le dimensioni del Paese);
- per import di innovazione è solo al 77esimo posto: questo significa che il paese sta sviluppando una vocazione manifatturiera concentrata su produzione altamente qualificata che ha bisogno di esportare ed è poco propensa all’import;
- allo stesso tempo però la Svizzera è solo al 59esimo posto per diversificazione industriale domestica: questo significa che sul fronte manifatturiero e sui grandi numeri la Svizzera non può competere con manifatture avanzate come Germania e Italia;
- come abbiamo visto il Paese ha un tasso pro-capite di investimenti VC in startup tecnologiche molto elevato;
- è infine il secondo in classifica per collaborazioni tra università e industria.
A nostro modo di vedere in questi 5 indicatori c’è tutto il futuro dell’asse industriale e tecnologico italo svizzero nei prossimi anni
Cosa deve fare l’Italia?
Abbiamo visto che la Svizzera produce tech ma ne importa poco ed ha bisogno di esportarlo.
Quale mercato migliore della seconda manifattura d’Europa (l’Italia) che ha nell’export la sua più importante leva di crescita e di stimolo alla competitività ed ha bisogno di continue iniezioni di tecnologia per rimanere leader nei tanti comparti industriali in cui eccelle?
Ingegneria di precisione, macchine utensili, attrezzature per automotive, componentistica per aerospazio, medicale ed orologeria; strumenti di precisione e stampi sono solo alcuni dei settori in cui l’Italia non solo eccelle ma negli ultimi anni ha rafforzato il proprio posizionamento a livello mondiale, diventando il settimo paese esportatore in volume al Mondo (il quarto al netto del settore automotive) e facendo registrare il terzo surplus commerciale al Mondo dopo Cina e Germania.
L’Italia quindi potrebbe diventare per startup e scale-up svizzere un primo mercato di esportazione per consentire loro di scalare velocemente su un mercato di vicinanza ad alta propensione all’export e la Svizzera potrebbe diventare per l’Italia un bacino vicino ed avanzato di accesso a innovazione applicabile ai processi produttivi.
Non solo, ma aprire il nostro mercato all’innovazione made in Switzerland potrebbe innescare anche dei meccanismi di attrazione di investimenti ad alta intensità tecnologica sul nostro territorio, arricchendo il nostro claudicante ecosistema dell’innovazione e creando posti di lavoro altamente qualificati in Italia.
La Svizzera, del resto, investe già in Italia a livello di grande corporate ma fa fatica sul fronte delle piccole e medie imprese a causa della vetusta complessità del nostro sistema fiscale ed amministrativo: un nuovo stimolo per semplificare ed attirare business da oltre Gottardo.
Primo step quindi: aprire in modo mirato il mercato interno al tech Made in Switzerland favorendo processi di aumento dell’intensità tecnologica della nostra industria e attrazione di investimenti ad alto valore aggiunto.
Abbiamo inoltre visto che la Svizzera ha un basso tasso di diversificazione produttiva: il chiaro segnale di un Paese ad alto costo di produzione che ha deciso di specializzarsi in produzioni high tech abbandonando molti dei settori in cui l’Italia eccelle a livello mondiale e che infatti negli ultimi anni, è cresciuto di importanza tra i mercati di destinazione delle nostre esportazioni.
Secondo step quindi: orientare le politiche di supporto all’export verso la Svizzera ai beni industriali, sfruttando il fabbisogno mirato che l’industria svizzera esprime ed andando a coprire i gap produttivi che quel Paese naturalmente ha sviluppato.
Infine, abbiamo verificato che in Svizzera c’è un’elevata concentrazione di investimenti in tech, le grandi corporate realizzano programmi di open Innovation (outsourcing dell’innovazione) molto importanti e che il Paese è leader nel technology transfer quindi nella sua capacità di connettere l’industria all’innovazione che viene prodotta nelle università.
Tutti elementi di forza che dovrebbero indurci da un lato a studiare il modello svizzero, cercando di importarne alcune best practice e dall’altro a fare della Svizzera una piattaforma di accelerazione per le nostre startup: un ecosistema in grado di investire così tante risorse private in innovazione e di gestire in modo così efficace la trasformazione in output industriali gli input tecnologici che produce, dovrebbe diventare per le nostre startup e scaleup un “passaggio obbligato” verso i mercati internazionali: quasi una palestra di innovazione in cui accelerare attraverso contatti con investitori, corporate e programmi di accelerazione locale per scalare il più velocemente possibile.
Terzo step quindi: studiare la Svizzera e accompagnare le nostre startup ad accelerare attraverso di essa.
Conclusione
Italia e Svizzera sono tra le economie più in salute d’Europa ed il recente upgrade dell’Italia da parte dell’agenzia di rating Fitch lo dimostra. L’Italia esporta in Svizzera circa 30 miliardi di Euro in beni e servizi a fronte dei circa 60 esportati negli USA; un paese di 9 milioni di abitanti che già oggi riesce a generare la metà del valore dell’economia USA (la prima del pianeta abitata da 330 milioni di persone) per le nostre imprese. Il tutto lascia pensare che una maggiore attenzione ai rapporti bilaterali sul tema delle partnership industriali e tecnologiche potrebbe avere ritorni più che proporzionali ed aprire prospettive rosee per entrambi i Paesi nei prossimi anni.

