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Quali start-up italiane per quali investitori svizzeri?

Alcune idee per organizzare il lavoro di ricerca di investitori svizzeri per start-up e scale up innovative italiane

Fattori che influenzano la ricerca

L’attività di ricerca di un investitore per la propria start-up in Svizzera ha poche certezze e tante variabili. In questo articolo ci concentriamo su una certezza e due variabili che nel nostro lavoro sono apparse fondamentali:

  • la certezza è che cercare un investitore è un lavoro lungo e costoso e il miglior modo per farlo è farlo in modo aggregato ad altre start-up del proprio territorio magari nell’ambito di un progetto finanziato dalla propria Regione o Camera di Commercio; il ruolo pubblico nell’innovazione è spesso sottovalutato in Italia; molti processi di innovazione disruptive a livello internazionale sono degli spin-off di programmi governativi: valga come esempio universale la tecnologia della rete che è uscita dalla ricerca militare americana e che ha cambiato l’economia dagli anni ’90 in poi. Anche in Svizzera lo Stato attraverso i Cantoni e l’agenzia federale Innosuisse gioca un ruolo centrale nel finanziare e fornire leva di sviluppo all’innovazione più embrionale;
  • la prima variabile è il livello di maturità della propria start-up e cioè di vicinanza al mercato del proprio prodotto, quindi della sua capacità potenziale di generare reddito e conseguentemente del suo livello di rischio;
  • la seconda variabile sta in quale misura si sia pronti a far entrare l’investitore nel processo strategico e di gestione della propria start-up.

Le due variabili influenzano molto il tipo di investitore verso cui ci si deve orientare.

Le forme di finanziamento più frequenti

Le start-up italiane generalmente arrivano al primo contatto con il mercato svizzero dopo avere ricevuto un finanziamenti a fondo perduto che consente loro di essere incubate oppure, se più mature già in un processo di accelerazione, hanno tipicamente ricevuto dei prestiti dal proprio network privato (le famose tre F di “fools, friends and family”), oppure una forma di prestito d’onore garantito da alcune linee di finanziamento di finanza agevolata locale o nazionale.

 

Normalmente per le start-up da noi accompagnate in Svizzera è esclusa la ricerca di un prestito bancario; la start-up è una scommessa troppo grande per una banca italiana, figuriamoci per una banca svizzera che ne conosce ancora meno background territoriale e potenziale di sviluppo. Normalmente le banche svizzere non finanziano start-up italiane che non abbiano delle promettenti operations in territorio svizzero ed una società di diritto elvetico.

 

I due canali principali all’interno dei quali cerchiamo di inserire le start-up da noi accompagnate sono i Venture Capitalists e i Business Angels (o Business Angels networks).

 

I primi fanno in genere parte di grandi aziende (Venture Capital firms) e sono orientati ad investimenti altamente rischiosi ma decisamente non buttano le loro risorse quindi puntano a quelle start-up che hanno già un prodotto o una soluzione chiaramente definita che ha bisogno di risorse per scalare ed essere portata efficacemente sul mercato, generando così redditi e ritorni nel breve/medio periodo.

 

I processi decisionali e di due diligence sono molto strutturati e richiedono più tempo anche perchè non è detto che i VC abbiano competenze nel settore di expertise della start-up e quindi bisogna essere in grado di convincerli con solidi argomenti. Inoltre spesso all’interno della VC firm più di una persona deve dare il suo ok e questo rallenta ancora di più i porcessi e richiede un apüproccio molto strutturato.

 

I business angels sono invece high networth individuals quindi investitori privati con risorse da investire diversificando il rischio. Decidono autonomamente se investire o meno e spesso lo fanno “con il cuore” perché si innamorano della tecnologia o conoscono il settore. Questo fa di loro dei partner prima ancora che degli investitori.

 

Proprio per la loro caratteristica di voler entrare in una stretta partnership anche gestionale con il founder questa seconda categoria di investitori è più difficile da intercettare perché predilige start-up basate in Svizzera che si muovono in un ecosistema e mercato con dinamiche a loro più familiari.

 

Entrambe le categorie di investitori hanno il vantaggio di non essere delle banche e quindi di essere consapevoli dei rischi e di non dover necessariamente rientrare dell’investimento ma entrambi offrono denaro in cambio di equity, son quindi dei partner esigenti che vogliono esercitare controllo sulla start-up condizionandone il corso: non tutti i founder sono pronti a questo compromesso.

 

Li differenziano:

  • La fase in cui intervengono:
    • i VC in genere intervengono in fase di maggiore maturità dell’azienda, più a ridosso del mercato e quindi in una fase a più basso rischio;
    • i business angels intervengono in una fase più seed, in cui sia già presente un “Minimum Viable Product” ma ancora ci siano degli aggiustamenti e delle validazioni da fare sulla tecnologia, in una fase quindi a più alto rischio
  • i tagli di investimento con cui intervengono:
    • gli angels investono in genere tra i 5.000 e i 500.000 Euro, sebbene negli USA esistano angels che fanno anche investimenti di milioni
    • per quanti riguarda i VC la valutazione del taglio è molto più complessa perchè dipende anche dal round di investimento nel quale intervengono; i round si distinguono normalmente in serie A, B e C a seconda del livello di maturità della start-up e la dimensione dell’investimento può variare da 1 a decine di milioni investiti.

Altre forme di finanziamento come i family office, il crowdfunding, l’equity crowdfunding o l’acquisizione della start-up attraverso la open innovation sono canali minori percorsi dalla Camera, ugualmente importanti e verranno trattati in un prossimo articolo.

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